Un prodotto tecnologicamente avanzatissimo da fare impallidire Tom Cruise in Minority Report.
Un ecosistema chiuso, anche solo per parlarne devi seguire regole più stringenti di quelle per entrare con Brad Pitt nel Fight Club.
Un oggetto costruito per farti sentire unico e parte di un’élite, sicuramente Christian Bale in American Psycho non avrebbe potuto farne a meno.

L’Apple Vision Pro sta per arrivare. Siamo di fronte ad un momento che potrebbe rivelarsi storico. 
Apple ha annunciato che il 2 febbraio renderà disponibili per l’acquisto i primi visori in USA (in Europa entro giugno 2024). Nel passato, quando Apple ha incluso nel proprio ecosistema una nuova categoria di prodotti ha poi rivoluzionato il mercato di riferimento. Sarà così anche questa volta nell’ambito della X Reality?


L’azienda di Cupertino sta lavorando a livello di marketing e di sviluppo di prodotto con lo stesso approccio che l’ha sempre caratterizzata nei suoi quasi 50 anni di storia.

È una considerazione che vale naturalmente per il posizionamento di brand e per l’offerta.
La fascia di prezzo è altissima (oltre 3 volte quella del secondo visore più costoso in commercio) a fronte di un livello tecnologico avanzatissimo del prodotto e di un design minimale che ruba l’occhio.

Copione già visto: gli altri player del mercato fanno a gara ad offrire i prezzi più bassi possibili per andare incontro alle necessità dei clienti. Apple punta su una qualità massima ma fuori mercato. Ne deriva una percezione di Apple come brand di élite, per chi vuole distinguersi dalla “massa”.


La conseguenza è una comunicazione che può permettersi di utilizzare uno storytelling basato sul mostrare come le persone, grazie al prodotto, possono raggiungere lo status al quale aspirano, in modo che anche loro possano distinguersi dalla “massa”.

Il video di lancio del giugno scorso è stato molto chiaro in questo senso. Niente tecnicismi, un messaggio semplice e diretto comprensibile per tutti: Apple Vision Pro rivoluzionerà il modo di vivere l’entertainment, di stare insieme, di vivere il gaming e di lavorare.


E si arriva così alla unique selling proposition: l’Apple Vision Pro non è un visore, è il visore. Come ogni altro prodotto Apple, viene presentato come l’unico a poter essere preso in considerazione nel suo genere.
Costerà anche oltre tre volte gli altri, ma l’idea che Apple cerca di trasmettere è che non c’è paragone con gli altri.

Ed è per questo che se vorrete riferirvi a “lui” nelle comunicazioni commerciali dovrete seguire delle regole molto stringenti, rese note direttamente dalla azienda di Cupertino.
Non dovrete chiamarlo visore, come un qualsiasi visore generico, dovrete chiamarlo solo Apple Vision Pro e rigorosamente senza articolo.

Non potrete mai parlare di VR, AR, MR o XR in relazione all’Apple Vision Pro. Dovrete parlare di Spatial Computing, Computazione Spaziale, dicitura che Apple ha pubblicizzato fin dalla prima apparizione dell’Apple Vision Pro.
Anche in questo caso si tratta di un approccio tipico di Apple: la strategia che porta i suoi prodotti a diventare nell’immaginario comune “il prodotto”.

Così come il lettore MP3 divenne per tutti l’iPod.
Lo smartphone divenne l’iPhone.
Il computer divenne il Mac.
La strategia è chiara, fissare un nuovo standard al quale tutti dovranno rifarsi.


E a questo si lega il concetto di ecosistema. Se entri a fare parte di Apple, a fare parte di questo mondo costoso ma unico e di élite, non potrai parlare con nessun altro.
È un ecosistema digitale chiuso che crea dipendenza.
Ha anche dei vantaggi: se accetti il cross selling avrai una sincronizzazione tra i dispositivi incredibilmente performante.
Trattandosi di un love brand, può piacere o meno. È fuori di dubbio che in passato l’approccio di Apple ha permesso all’azienda di raggiungere tra mille difficoltà risultati incredibili.

Le criticità però non mancano neanche questa volta: il prezzo fuori mercato, si parla di un peso eccessivo del visore, di una batteria esterna ingombrante e antiestetica necessaria per ovviare ad una tecnologia avanzatissima che richiede troppa potenza, la mancanza di app per gli utenti (Netflix ad esempio ha detto poche ore fa che non svilupperà un app per l’Apple Vision Pro) e la pochezza di una libreria alla quale gli sviluppatori di terze parti si stanno approcciando da poco tempo al contrario degli altri visori sul mercato che invece potranno giovarsi di app e giochi sviluppati negli ultimi anni.

Apple contro tutti. Ancora una volta.
Riuscirà a rivoluzionare anche il mercato della X Reality?
La sfida è stata lanciata.
Vedremo chi avrà ragione.